Cos’è la Meditazione Yoga? Origini e pratica.

30 Maggio 2025 in Mondo Yoga

Cos’è la Meditazione Yoga? Origini e pratica.

Meditazione Yoga

La meditazione è una disciplina contemplativa dalle origini antichissime, nata nei contesti spirituali dell’India vedica oltre tremila anni fa, e successivamente sviluppatasi in molte altre culture dell’Asia, come il Buddhismo, il Taoismo in Cina e lo Zen in Giappone.

La parola “meditazione” deriva dal sanscrito dhyāna, che significa contemplazione o assorbimento mentale, e rappresenta una delle pratiche fondamentali delle tradizioni spirituali dell’India antica.

Spesso ridotta ad una tecnica, è in realtà una vera e propria via di conoscenza interiore che trascende le religioni, capace di condurre l’essere umano verso uno stato di presenza radicale, chiarezza mentale e apertura del cuore.

Ogni forma autentica di meditazione rappresenta un ritorno all’essenziale: l’esperienza diretta dell’attimo presente, libera dai condizionamenti e dalle distrazioni del pensiero compulsivo.

Oggi è universalmente riconosciuta, anche in ambito scientifico, come strumento di benessere psicofisico e via di autotrasformazione, rivelandosi più che mai attuale per chi desidera coltivare equilibrio, profondità e lucidità nella vita quotidiana.

“La meditazione è vedere le cose come sono.”

– Jiddu Krishnamurti-

Uomo durante la Meditazione

Meditazione e Yoga: un’alleanza millenaria

Sebbene spesso vengano confusi, meditazione e yoga non sono la stessa cosa, anche se condividono un’origine comune e una visione unitaria dell’essere umano. Il termine yoga, nella sua accezione più originaria, non si riferisce solo alla pratica fisica (asana), ma a un percorso completo di unione tra corpo, mente e spirito.

La meditazione rappresenta una delle tappe più elevate di questo cammino, culminando nello stato di samadhi, la piena realizzazione dell’essere.

Se lo yoga prepara il corpo e la mente attraverso il movimento consapevole e il respiro, la meditazione li conduce al silenzio e alla contemplazione.

A cosa serve la meditazione nello yoga?

La meditazione nello yoga ha la funzione di affinare la consapevolezza e orientare l’attenzione verso l’interiorità. Dopo aver calmato il corpo con le posture e regolato il respiro con il pranayama, si apre lo spazio per la quiete mentale.

In questo stato, la mente smette di essere reattiva e diventa uno strumento di percezione limpida. La meditazione nello yoga è quindi una via di autoconoscenza, centratura e trasformazione profonda: consente di sciogliere le tensioni sottili, osservare i propri pensieri senza giudizio e riconnettersi a uno stato di coscienza più ampio e non duale.

La meditazione nello yoga può avvenire in diverse forme, generalmente si svolge in posizione seduta, con la schiena eretta, lo sguardo rivolto all’interno e l’attenzione focalizzata sul respiro, su un mantra, su un chakra, o semplicemente sul silenzio interiore.

Meditazione Yoga con Francesca Petrilli al Centered Yoga Studio
Meditazione Yoga con Francesca Petrilli al Centered Yoga Studio

Dona Holleman: la meditazione come “non fare” della mente

L’insegnamento di Dona Holleman, sottolinea come ogni movimento, ogni respiro e ogni attitudine del corpo possano diventare meditativi quando si pratica con consapevolezza.

Nel suo metodo Centered Yoga, Dona Holleman propone otto principi vitali che guidano la pratica:

  • stato meditativo della mente,
  • rilassamento del corpo fisico,
  • intento,
  • radicamento,
  • centratura,
  • allineamento,
  • respirazione,
  • allungamento.

Questi principi non sono tecniche separate, ma aspetti interconnessi che si applicano simultaneamente, sia sul tappetino che nella vita quotidiana.

La chiave è il “non fare“: lasciare che il corpo, guidato dall’intento e dalla consapevolezza, esprima naturalmente le posture e la mente diventi uno strumento al servizio del corpo e dello spirito.

Dona parla di una mente innocente, calma, attenta, curiosa e sempre pronta ad imparare perché capace di essere vuota, la “mente del principiante” (ispirandosi agli insegnamenti del maestro zen Shunryu Suzuki). In questo modo, la pratica diventa un’esplorazione spirituale.

Un metodo efficace, a cui Dona stessa si è sempre ispirata, è la pratica dello zazen, che approfondiremo nel prossimo paragrafo. È fondamentale approcciarsi alla meditazione senza aspettative, con pazienza e costanza, permettendo alla mente di acquietarsi naturalmente.

Dona Holleman
Dona Holleman – Immagine presa da www.yogastudiodonaholleman.com

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La meditazione Zazen

Lo Zazen è una pratica di meditazione che nasce nel contesto del Buddhismo Zen, ma che può essere adottata da chiunque sia interessato a sviluppare una maggiore consapevolezza e pace interiore.

La sua potenza risiede nella semplicità e nell’efficacia della sua forma: sedersi e stare in silenzio, senza fare nulla, ma con piena attenzione e presenza.

La parola Zazen (座禅) deriva dal giapponese e si può scomporre in due parti:

  • Za (座) che significa “seduto” o “sedersi”,
  • Zen (禅) che significa “meditazione” o “meditazione in stato di concentrazione profonda”.

Quindi, Zazen letteralmente si traduce con “sedersi in meditazione“, ma ha un significato molto più profondo: è una pratica di meditazione che ha come obiettivo il raggiungimento di uno stato di consapevolezza pura e di illuminazione.

La posizione e la postura sono di fondamentale importanza in questa pratica, poiché si ritiene che il corpo e la mente siano strettamente interconnessi, e la corretta postura aiuti a coltivare un atteggiamento mentale sereno e concentrato.

Meditazione Zen - Statua Buddha

Origine dello Zazen

La pratica dello Zazen ha le sue radici nel Buddhismo Zen, una delle scuole del Buddhismo Mahayana che si sviluppò in Cina durante il VI secolo, con il nome di Chan (禅) — che significa “meditazione“.

Il termine Chan a sua volta deriva dalla parola sanscrita Dhyana, che si traduce appunto con “meditazione” o “concentrazione profonda“.

Origine in Cina

il Buddhismo Chan fu fondato dal monaco indiano Bodhidharma (circa 5° secolo), che portò in Cina il Buddha Dharma e un particolare focus sulla meditazione come via principale per l’illuminazione. Bodhidharma insegnava che l’illuminazione non dipendeva dalle scritture o dalle formule intellettuali, ma dalla pratica diretta della meditazione.

Diffusione in Giappone

La tradizione Chan si diffuse in Giappone nel XII secolo, dove divenne nota come Zen. I monaci giapponesi adottarono e perfezionarono la pratica di Zazen come la forma principale di meditazione nella loro tradizione. Zazen, quindi, è diventato il cuore della pratica Zen, una meditazione che enfatizza l’auto-esperienza e la realizzazione immediata della propria natura di Buddha.

Come si pratica la meditazione Zazen?

La meditazione Zazen si pratica generalmente seduti in una posizione specifica, la postura del loto (o simile), con la schiena dritta, le mani adagiate in grembo in una posizione chiamata mudra (di solito con la mano destra sotto la sinistra e i pollici in contatto a formare a formare di un cerchio).

Gli occhi sono generalmente semi-aperti, guardando verso il basso senza fissare nulla in particolare.

Durante la pratica, l’attenzione viene focalizzata sul respiro, che viene osservato senza forzare o alterare il suo ritmo naturale. In Zazen, il non fare nulla è un principio fondamentale: non si cerca di ottenere un risultato, ma di semplicemente essere presenti, lasciando che i pensieri e le emozioni vengano e vadano senza attaccarsi a essi.

La posizione del corpo gioca un ruolo cruciale: mantenere la postura eretta e stabile aiuta a mantenere la mente concentrata, mentre la respirazione consapevole e profonda aiuta a calmare il flusso dei pensieri e ad ancorare la mente al momento presente.

La mente non si concentra su un oggetto specifico, ma rimane aperta e ricettiva, coltivando la presenza piena e impersonale. Questa pratica è allo stesso tempo austera e profondamente liberatoria: invita a «stare» con ciò che è, nel momento presente, senza desiderare di cambiare nulla.

Meditazione in palestra
Meditazione in palestra

L’obiettivo della meditazione

L’obiettivo di ogni tipo di meditazione non è quello di ottenere qualcosa, ma di “non fare”. Non si tratta solo di svuotare la mente o di trovare uno stato di pace, ma di permettere a se stessi di essere pienamente presenti e consapevoli di ogni istante.

Nella tradizione Zen, si dice che l’illuminazione (satori) può essere raggiunta nel momento stesso in cui si realizza la nostra natura Buddha, che non è separata dal nostro essere quotidiano.

La pratica diventa quindi un modo per afferrare la verità più profonda della vita quotidiana e sperimentarla direttamente. Non è solo un esercizio spirituale, ma un modo di vivere che ci invita a essere più consapevoli in ogni momento, favorendo un profondo senso di tranquillità mentale e di allineamento con il flusso naturale dell’esistenza.

Che si tratti di meditazione zazen, yoga nidra, mindfulness, meditazione guidata o meno, il fulcro è sempre lo stesso: tornare a sé stessi.

In un mondo dominato dalla fretta, dall’ansia e dalla distrazione, la meditazione offre uno spazio sacro per ritrovare chiarezza, presenza e profondità.

Integrare nella propria giornata anche solo pochi minuti di silenzio consapevole può diventare un atto rivoluzionario, una via per riconnettersi alla propria essenza e vivere con maggiore presenza e libertà interiore.




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